lunedì 23 ottobre 2006.
[...] secondo Venturini, si sta affacciando un nuovo tipo di errore, imputabile questo ai recenti cambiamenti del sistema, che tende a risparmiare nelle spese: "E’ quello che gli anglosassoni chiamano ’quicker and sicker’, cioé il dimettere precocemente il paziente (troppo velocemente, quicker), quando é ancora non stabilizzato (più sofferente, sicker)". Altri errori - secondo un elenco del Tribunale dei diritti del malato - sono provocati dalla somministrazione di farmaci sbagliati per la grafia poco comprensibile di chi li ha prescritti (a volte basta anche lo spostamento di una virgola per rendere letale la quantità di un farmaco), dallo scambio di paziente da operare, dall’amputazione dell’arto sbagliato, da smarrimento o confusione di esami, da anestesia maldosata, infine dalla scarsa attenzione al ’consenso informato’[...]

90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE *

MILANO - Causano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori. In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o provocati dalla cattiva organizzazione dei servizi sono da bollettino di guerra: tra 14 e 50 mila i decessi ogni anno, circa 90 al giorno, di cui il 50% certamente evitabile. Lo affermano gli esperti dell’ Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), che hanno promosso su questo tema un convegno nazionale i cui lavori si sono aperti oggi all’Istituto dei Tumori di Milano (INT). Secondo l’AIOM, sono almeno 320 mila le persone danneggiate da questi errori, con costi pari all’1% del PIL, 10 miliardi di euro l’anno. "Le fonti, però, sono spesso discordi su questi numeri - fa notare Marco Venturini, consigliere nazionale dell’ Associazione - come si nota per quel divario fra 14 e 50 mila decessi imputabili ad errore (la verità probabilmente si avvicina ai 30-35 mila decessi) ma nella migliore delle ipotesi (’solò 14 mila), i morti per errore medico o della struttura ospedaliera, sono almeno il doppio di quelli per incidente stradale, che sono 8000 l’anno, il che non è poco".

"Il tema del rischio clinico - osserva il presidente dell’ AIOM, Emilio Bajetta - si propone oggi come un argomento di grande attualità, con un forte impatto socio-sanitario. Lo scopo che l’Aiom si ripromette è migliorare la prestazione sanitaria e garantire la sicurezza del paziente oncologico". Anche perché nella particolare classifica delle specialità in cui si commettono più errori, stilata dal Tribunale dei diritti del Malato, l’Oncologia, con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta dall’Ortopedia con il 16,5% di errori, seguita dall’Ostetricia (10,8%) e dalla Chirurgia (10,6%). Gli errori più frequenti vengono fatti in sala operatoria (32%), poi nei reparti di degenza (28%), nei dipartimenti di urgenza (22%) e negli ambulatori (18%). Ma quali sono gli errori più frequenti? "Qui le cifre sono meno certe, ma fra gli errori che si verificano più spesso ci sono quelli dovuti alla confusione fra farmaci con nomi simili", afferma Bajetta che fa l’esempio, in oncologia, di farmaci come cisplatino, paraplatino e oxaliplatino. L’ordine di somministrazione di un farmaco può dunque essere equivocato, soprattutto se non vi è il controllo anche al letto del paziente. "Anche l’ambiente in cui si lavora - continua Bajetta - influisce: perché un conto è scrivere la cartella clinica in un ambiente tranquillo, seduti a una scrivania, altro è farlo, coma talvolta capita, in corridoio, nella confusione generale". Altri errori sono dovuti al sistema che, a causa delle lunghe liste d’attesa (per visite ed esami diagnostici) è causa diretta delle diagnosi tardive, che arrivano quando ormai il danno è irrecuperabile. E per il presidente AIOM, "gli errori dovuti a cosiddetta malpractice, cioé a una non corretta prestazione medica, sono minori di quanto non si pensi: spesso ad essi si dà un eccesso di visibilità sui media, prima ancora di poterne valutare l’esatta natura.

Poi alla fine, oltre il 90% dei medici accusati di malpractice viene assolto". Invece, secondo Venturini, si sta affacciando un nuovo tipo di errore, imputabile questo ai recenti cambiamenti del sistema, che tende a risparmiare nelle spese: "E’ quello che gli anglosassoni chiamano ’quicker and sicker’, cioé il dimettere precocemente il paziente (troppo velocemente, quicker), quando é ancora non stabilizzato (più sofferente, sicker)". Altri errori - secondo un elenco del Tribunale dei diritti del malato - sono provocati dalla somministrazione di farmaci sbagliati per la grafia poco comprensibile di chi li ha prescritti (a volte basta anche lo spostamento di una virgola per rendere letale la quantità di un farmaco), dallo scambio di paziente da operare, dall’amputazione dell’arto sbagliato, da smarrimento o confusione di esami, da anestesia maldosata, infine dalla scarsa attenzione al ’consenso informato’. Che cosa fa l’AIOM per arginare il torrente degli errori? "Per correggere gli errori bisogna conoscerli: abbiamo fatto un censimento ’strutturale’ - risponde Venturini - per sapere dove sono le Oncologie in Italia. Poi abbiamo avviato un censimento ’funzionale’, per sapere come funzionano. Per le linee guida della sicurezza stiamo facendo lo stesso: abbiamo in corso un progetto per verificare se e come sono applicate". "Nei nostri reparti all’INT - afferma Bajetta - è fatto obbligo al medico o all’infermiere che ha fatto il turno di notte in reparto, di lasciare l’ospedale al mattino. Non c’é nulla di più facile che sbagliare quando si è a corto di sonno".

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http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_2020474849.html



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  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’ ---- La Piovra in corsia. Viaggio alle origini di un male italiano (di Attilio Bolzoni).
    2 febbraio 2008, di Federico La Sala

    In Calabria alla scoperta di un sistema ostaggio delle cosche che controllano gli appalti. Viaggio alle origini di un male italiano

    Calabria, tangenti e paura la Piovra in corsia

    dal nostro inviato ATTILIO BOLZONI *

    REGGIO CALABRIA - Solo un bambino, un bambino morto, ci può raccontare la maledizione che sono gli ospedali della Calabria. Flavio che giocava sulle giostrine dell’oratorio, Flavio che nove ore e settantacinque chilometri dopo già non c’era più. Era appena scivolato in quella grande fogna che è la Sanità ai confini d’Italia. Soldi, soltanto soldi. Tangenti, soltanto tangenti. Paura, soltanto paura. Le chiamano Asl ma sono covi. Dove però ci vogliono stare tutti. È come un’ossessione. Si sbranano e a volte anche si uccidono per una nomina in più o una nomina in meno. Sono tutti all’assalto di quei 3 miliardi e 204 milioni di euro che ogni anno devono saziare la Calabria più famelica.

    E lì dentro vogliono comandare tutti. Partiti. Famiglie mafiose. Burocrazie.

    L’Udc, il Pd, Forza Italia, Alleanza nazionale, destra, sinistra, quelli che erano di qua e sono andati di là, i capi della ’ndrangheta che hanno fatto diventare primari i loro figli e i loro nipoti, i direttori generali, i commissari straordinari, i contabili, gli infermieri e i portantini, anche i magazzinieri. C’è un livello per ogni spesa e ogni scorribanda. Non li ferma nessuno. Gli scandali, gli arresti in massa. Non li ferma neanche la vergogna. Di chi sono le mani sulla dannata Sanità calabrese? "Di tutti, nessuno escluso", risponde il governatore Agazio Loiero che in questi mesi deve fare i conti con i troppi voti presi e con i troppi creditori che reclamano elargizioni, incarichi, favori, prebende.

    Nella sua Calabria dove si annuncia un’altra lunga tempesta il governatore è inquieto e avverte: "La Sanità può uccidere ancora, dopo l’omicidio di Francesco Fortugno ne possono ammazzare un altro".

    Cominciamo dalla sventura di Flavio questo resoconto sulle oscenità ospedaliere calabresi, una delle tante, una di quelle che fa sopravvivere tutti gli altri che dalla Sanità succhiano il 65 per cento del bilancio della Regione. Flavio Scutellà, dodici anni, muore il 25 ottobre del 2007 in mezzo a sette ospedali nella Piana di Gioia di Tauro che non lo potevano curare, sette ospedali inutili voluti dai signorotti locali o dai "sottopanza" di qualche ministro di turno. Flavio batte la testa sul selciato e per un piccolo ematoma - che ora dopo ora si allarga sempre di più - non trova in quei sette ospedali un pronto soccorso o un’ambulanza o una sala operatoria. Palmi. Polistena. Rosarno. Taurianova. Oppido Mamertina. Gioia Tauro. Cittanova. Ospedali finti. Flavio se n’è andato dopo quattro giorni di agonia e magari in quel momento, da qualche parte in Calabria, qualcuno stava già fantasticando sui quattro nuovi ospedali che saranno costruiti con decreto emergenziale della Protezione civile. Ce ne sono già 42. E 38 sono le cliniche private.

    Nelle sudicie periferie calabresi gli ospedali aprono come gli ipermercati e i capannoni industriali. Appalti. Spartizioni. Passaggi di valigette strapiene di banconote. Minacce. In ogni Asl c’è un colpo in canna. Nel vecchio ospedale di Vibo si muore per un’appendicite, un ascesso tonsillare, una broncopolmonite. Dodici i casi negli ultimi diciotto mesi. Una mezza dozzina le inchieste che si incrociano.

    E 803 le "infrazioni" già accertate dai carabinieri dei Nas. Il nuovo ospedale non ci sarà per molti anni ancora per colpa delle mazzette.

    "L’azienda di Vibo è l’azienda di Tassone, hai capito?", diceva al telefono a un imprenditore Santo Garofalo, direttore generale dell’Asl 8. A Vibo Valentia avevano già posato la prima pietra del nuovo ospedale, l’aveva portata un costruttore della ’ndrangheta.

    E il direttore generale dell’Asl 8 spiegava con stupefacente normalità quali erano le "regole" in quella provincia: "Non ti dimenticare, Vibo è di Tassone e non di Ranieli né di quegli altri né di Stillitani. Le tre aziende: una di Galati, una di Tassone e l’altra è di Trematerra". Telefonate di appena due anni fa. Mario Tassone è un parlamentare dell’Udc. Come Pino Galati. Come Gino Trematerra. Michele Ranieli è un ex eletto alla Camera. Francesco Stillitani all’epoca era assessore regionale. Anche loro dell’Udc.

    E’ l’Udc che era padrona ed è ancora forse oggi padrona dell’Asl di Vibo Valentia La mappa del potere sanitario della Calabria è alla vista di tutti, praticamente ufficiale, scontata nella sua sfrontatezza.

    Non ci sono capi dei capi della sanità come in Sicilia, un Totò Cuffaro a occidente e un Raffaele Lombardo a oriente. E’ polverizzato il dominio, barattato, molto trasversale. A Cosenza comandano i Gentile, Nino che è deputato e Pino che è consigliere regionale, tutti e due di Forza Italia, una famiglia dedicata alla Sanità. Ma non sono soli. Ha una certa influenza anche Nicola Adamo, capogruppo regionale del Pd ed ex vicepresidente della giunta Loiero.

    A Cosenza c’è pure Ennio Morrone, parlamentare dell’Udeur con interessi anche nella sanità privata. A Catanzaro c’è solo Agazio Loiero. A Reggio Calabria detta legge Alleanza nazionale, però il presidente da quando c’è il centrosinistra è Leo Pangallo. L’hanno messo lì i Democratici di sinistra. A Crotone il più "infilato" in corsia è Enzo Sculco, un consigliere regionale della Margherita che qualche mese fa è stato cacciato per una condanna in primo grado a 7 anni per corruzione. Il governatore Loiero ha così piazzato i suoi fedelissimi a Crotone, Sculco però ha sempre i suoi compari.

    A Palmi e a Locri, invece, i partiti contano niente. Conta solo la ’ndrangheta. I Piromalli. I Molè. I Morabito. I Cordì. I Cataldo. I loro rampolli hanno invaso gli ospedali. Medici di rispetto. Uno di loro è riuscito a prendere lo stipendio perfino in carcere.

    Pasquale Morabito era lo psicologo di Bovalino dal 1992 al 2002. Quando l’hanno arrestato per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti, glielo continuavano a spedire. "La Asl se n’è accorta e non ha nemmeno avviato azioni di recupero", scrive nella sua relazione Paola Basilone, il prefetto mandata a Locri dal ministero degli Interni dopo l’omicidio del vicepresidente del consiglio regionale Francesco Fortugno.

    "Il mio è stato un viaggio di andata e ritorno all’inferno", dice Doris Lo Moro, una bella signora che fino al 30 novembre del 2007 è stata l’assessore alla Sanità della Calabria. E’ sempre scortata, dal primo giorno della legislatura. L’hanno fatta fuori come assessore. Sono stati i suoi, i ds del Partito democratico.

    Non li faceva "entrare" negli ospedali. Alla prima occasione hanno chiesto la sua testa a Loiero. "Se vuoi ti diamo un altro assessorato, ma la Sanità no...", le hanno fatto sapere. "La cattiva politica nella Sanità è peggio della ’ndrangheta, senza la cattiva politica mafiosi e affaristi non potrebbero fare niente", spiega Doris Lo Moro mentre ricostruisce i suoi tormentati quasi mille giorni nella giunta di Catanzaro.

    Per provarci ci ha provato. Ma l’assessorato alla Sanità non ha cambiato volto. Era circondata. Il suo direttore generale si chiamava Peppino Biamonte. E’ è lo stesso Peppino Biamonte che falsificava carte per far avere altri 500 mila euro alla clinica Villa Anya di Domenico Crea, l’onorevole boss che si sentiva un dio all’Asl 11 di Reggio Calabria. "Agli ordini", gli rispondeva il direttore generale dell’assessorato quando Crea telefonava per chiedere conto della sua pratica su Villa Anya.

    Tutti gli alti funzionari regionali sognano la Sanità. "Ci sono troppe incrostazioni, ci sono collusioni che noi nemmeno immaginavamo quando tre anni fa abbiamo cominciato a governare", racconta il presidente Loiero che l’altro giorno ha "azzerato" i dipartimenti della Sanità, un repulisti. L’altro giorno ha finito la sua prima missione in Calabria anche il prefetto Achille Serra, inviato dal ministro Livia Turco a riferire sulla Calabria che fa morire i calabresi nei suoi ospedali. Il 14 di aprile il prefetto Serra consegnerà il suo rapporto.

    Ma la Calabria è la Calabria. A volte è anche invisibile. Sono 80 mila i pazienti fantasma - per lo più emigrati e morti da decenni - che erano iscritti regolarmente negli elenchi dell’assistenza sanitaria regionale. A volte è anche imprevedibile. Fra gli indagati in una vicenda di Sanità c’è anche il governatore Loiero, abuso di ufficio e turbata libertà degli incanti per un’ingarbugliata aggiudicazione di forniture elettromedicali. A volte è indegna. In tanti rubano e in tanti fanno rubare. Ma mai c’era stato un monsignore che si era arricchito sulla pelle di poveretti che erano fuori di testa, 363 degenti di una casa di cura che don Alfredo Luberto faceva vivere con la scabbia addosso e nel lerciume dei padiglioni della casa di cura "Papa Giovanni". Raccattava anche lui soldi all’assessorato alla Sanità ma non li portava mai nella clinica che la Curia gli aveva affidato sulle Serre, alle spalle di Cosenza.

    Si comprava quadri il monsignore, si arredava l’appartamento con mobili di lusso, aveva acquistato dodici automobili e riempito i suoi conti correnti. Don Alfredo era diventato milionario con la Sanità.

    * la Repubblica, 2 febbraio 2008

  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE ---- Un documento dell’ "ONORATA SANITA’".
    28 gennaio 2008, di Maria Paola Falqui


    -  IL DOCUMENTO.
    -  Il consigliere regionale coinvolto nell’inchiesta sulla sanità calabrese
    -  parla con uno dei suoi collaboratori: conversazione intercettata nell’agosto scorso

    -  Domenico Crea vanta il suo "sistema"
    -  "Il più fesso dei miei è miliardario"
    *

    REGGIO CALABRIA - Prima conversazione. "Mentre in alcune cose, il settore è circoscritto e si possono... Qua è una regione che parte da Cosenza a Reggio Calabria; chi c... sa l’intervento che ha fatto qua o l’intervento che hai fatto ad Amantea o quello che puoi fare a Reggio Calabria? Nessuno. Nessuno è all’altezza ... Te capì? O non te capì?". A parlare è il consigliere regionale calabrese Domenico Crea, arrestato nell’ambito dell’operazione "Onorata Sanità", in un colloquio con il suo collaboratore Antonio Iacopino intercettato dagli investigatori il 3 agosto 2007.

    "Un faccendiere come a quello, come a Enzo - aggiunge Crea - in un mestiere come questo, lo sai che faceva? Rendeva il 100%. Senti quello che ti dice Mimmo; e non l’ha mai capito, si sentono intelligenti, ma a me mi possono tenere le p...., la gente. A me la gente, quelli che si sentono intelligenti, mi possono tenere le p..., se mi seguono... E lo sai quando ... che mi servivano lo sai come, alla perfezione... cioè alla perfezione e non... non si muovevano di una virgola... ed io sfondavo. Non mi tradivano e lavoravano, non so se sono... Ti parlo del ’95, ’96, quando io ero un Dio che dopo ti fanno la corte pure quelli che hai intorno. Non quando sei solo".

    "All’epoca - prosegue Crea - le mie tre braccia erano Pino, Bruno e il mongolo di Sandro, di mar...(abbassa il tono della voce e tronca la parola, ndr). Mi hai capito? e sono tutti miliardari... Il più fesso di loro è miliardario... e ti ho detto tutto... Però, fino ad un certo punto si sono comportati bene... I primi due non posso dire nulla fin quando sono stati con me... non so... per i primi cinque anni... E tutti dicevano ’Crea è granitico’, che ha i dirigenti suoi. Nessuno sa quello che fa lui. Non lo tradiscono ... Tutti, assessori, presidenti, tutti mi si corrompono, che mi domandarono ... A tutti quanti ... non solo con... che qua siamo a livelli alti e chi è... e chi è intelligente e chi è che sa fare il mestiere suo, ma vedi che spacca". Uno dei bracci di cui parla Crea, secondo l’accusa, è Alessandro Marcianò, con il figlio Giuseppe presunto mandante dell’omicidio Fortugno.

    Seconda conversazione. "Duemila miliardi ... me li gestivo io per i c... miei ... Allora perché vi dico ragionate con le teste e non fate gli storti ... perché ce ne sono certi da noi che sono storti e certi che sono intelligenti, mi hai capito? Che non sanno neanche che vuol dire ... perché soffro quando penso ... per una cazzata". Così Crea si rivolge a Iacopino mentre si trovano in auto insieme. Un colloquio registrato dagli investigatori.

    "Ma no con uno stipendio - aggiunge Crea - che c... te ne fotte dello stipendio. Cioè, ma quando hai me cretino tu che puoi fare? Ti prendi i 10 mila euro di consigliere? e che c... sono?".

    "Quando io a quello storto di Battaglia - dice ancora Crea - gli ho detto viene e fammi il direttore generale .. che gli volevo dire? Quanti ne abbiamo 3.000 miliardi 4.000 miliardi .. ci sei pure tu".

    * la Repubblica, 28 gennaio 2008.

  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE .... Un bimbo di 17 mesi muore per un banalissimo prelievo di sangue.
    17 gennaio 2008

    Un bimbo di 17 mesi muore per un banalissimo prelievo di sangue. L’accaduto è avvennuto presso l’Ospedale Pediatrico Giovanni XXIII di Bari, dove il povero bimbo è stato ricoverato per 17 giorni. *

    Assurdo! E’ del tutto inammissibile che tragedie del genere continuino ad accadere nel nostro paese. Posso capire nell’Africa nera, dove magari non hanno neanche le siringhe, ma nel resto del mondo NO!

    Altrettanto assurdo è che in una struttura del genere manchi la RIANIMAZIONE!

    Vergogna! Questa è la sanità italiana!

    Tutto il mio cordoglio va a quelle famiglie colpite da queste assurde tragedie ma, per chi ha colpa non ci sono parole che tengano, l’ergastolo è un lusso!

    Cliccate Qua:

    http://it.youtube.com/watch?v=6wYXzsGzNI0

    http://video.google.it/videoplay?docid=-6942594041049126923

    Ospedale Giovanni XXIII, Bari: Bimbo di 17 mesi muore per un prelievo di sangue!

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    • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE .... Un bimbo di 17 mesi muore per un banalissimo prelievo di sangue.
      22 gennaio 2008

      Voglio riportare alcuni altri casi di malasanità, in modo da creare un po di informazione che informi...

      --- Doppia Amputazione --- Oltre al danno la beffa...

      Un paziente con gravi problemi di circolazione ad una gamba è costretto a ricorrerre all’amputazione per evitare una cancrena estesa ma.. ..durante l’intervento succede qualcosa che tutt’oggi non è stato chiarito! Tagliano la gamba sana!!! Ovviamente l’altra doveva comunque essere asportata e quindi il poveraccio si ritrova senza gambe e in carrozzella.

      Casi di scambio sono purtroppo un fenomeno non affatto isolato, i medici incolpano i radiologi, i radiologi si difendono e scaricano le colpe a volte anche sui pazienti...

      La cosa che ci fa arrabbiare maggiormente è che oltre al danno poi c’è la beffa della giustizia, questo poveraccio non riesce a distanza di anni a far valere i suoi diritti ed è stato costretto a cambiare per ben TRE volte il proprio legale difensore, il primo passatogli dal tribunale del malato, amico e stretto conoscente del primario che ha sbagliato l’intervento si è tirato fuori rinunciando subito, il secondo ha iniziato con problemi nel trovare un medico legale che firmasse una perizia di parte, poi quando sembrava risolta la situazione ha iniziato a prendere tempo e chiedere soldi su soldi. Ora finalmente pare che abbia trovato uno studio serio ma è dovuto spostarsi fuori regione...

      Oltre al danno la beffa...


      --- Intervento ortopedico con infezione ---

      Giusto per cominciare voglio farvi conoscere un caso che difficilmente si riesce ad accollarlo all’ospedale, ma questa volta è andata bene.

      Un tizio cade a terra è si procura una frattura, va in prontosoccorso e subisce giustamente un intervento ortopedico. Un caso da manuale... ..il paziente sosta qualche giorno in ospedale e poi va acasa, ma dopo qualche tempo si accorge che dove è stata praticata l’incisione per l’intervento chirurgico si è creata una sacca purulenta e quindi un’infezione. Ritorna in ospedale fa vedere la cosa e nel pronto soccorso gli disinfettano la ferita dandogli anche dei banali farmaci da banco. Il disgraziato stando a quello che gli dicono i medici e convinto di una banale infezione tarda altro tempo ma la ferita non guarisce... fine della storia infezione da STAFILOCOCCO AUREO + OSTEOMIELITE + mesi di cura con antibiotici e conseguenti problemi allo stomaco a causa dei pesanti farmaci + perdita posto di lavoro + possibilità che il virus si riattivi in un qualsiasi momento anche dopo 10 anni.

  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE
    23 maggio 2007, di Felicia
    Credevo che i 90 morti al giorno fossero una bufola invece ci sono dentro anche io. Un’operazione da niente hanno detto a mia sorella dovevano togliere un calcolo alla cistifelia e l’hanno ammazzato. lo strumento non funzionava "neanche stamattina funzionava" ha detto la dottoressa " non si poteva ricordare prima! Procediamo con il vecchio metodo" risponde il proffessore, colui che le persone neanche le considera. Prima di entrare nella sala operatoria gia erano stanche ,la dottoressa accusava sonno e stanchezza avevano già fatto quattro interventi . Perchè non si sono fermati? dopo quattro giorni si sono accorti della emorrogia interna, l’hanno aperto e chiuso 5 volte, non c’è una sala di rianimazione con l’autobulanza lo trasportono nell’ospedale più vicino. la quarta volta che l’hanno aperto l’hanno tenuto più di un’ora intubato perchè non si sono preoccupati di tenere pronta un’ambulanza per trasportarlo nella sala di rianimazione. "i medici di Locri "Facciamo l’ultimo tentativo" il povero Francesco è rimasto sotto i ferri. Il brutto è che non abbiamo fatto niente ,qualcuno ci ha sconsigliati di denucciare il fatto. Non mi va che passi così in silenzio la gente deve sapere se mio cognato avesse saputo che all’ospedale di Siderno non funziona niente di sicuro non sarebbe andato in questa struttura.
    • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE
      19 giugno 2007, di gilor

      Salve! Purtroppo in Italia la situazione viene ridimensionata dai nostri politici, in realtà è molto più grave e complicata. Io personalmente ho avuto in fam. un caso di malasanità, ho impiegato 7 anni e più di 13milioni delle vecchie lire per non cavarne un ragno dal buco. Per fortuna ho appena trovato sulla mia strada uno Studio che in pochi mesi mi ha sbloccato la situazione e nel giro di 10/12mesi dovrei ottenere il risarcimento. Sono veramente dei professionisti del settore e si occupano di responsabilità medica da oltre trent’anni. Pensano loro alla perizia medico-legale e a tutto il necessario per avviare la pratica. L’unica cosa è che sono stato costretto ad andare fuori Regione....ma credimi ne è valsa la pena...loro gestiscono tantissimi casi di responsabilità medica....Fin’ora non mi hanno chiesto nemmeno un centesimo!!! Io comprendo benissimo la sua situazione e sarei molto felice di poterla aiutare. Se mi contatta sulla mia e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. le darò degli utili consigli in privato (alcune dritte non le posso spiegare qui). Cordiali Saluti

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  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE
    6 maggio 2007, di Federico La Sala

    Il magistrato responsabile dell’inchiesta: dai primi accertamenti emerge "un errore macroscopico" nella realizzazione dell’impianto

    -  "Indagini su tutte e 8 le morti sospette"
    -  I Nas chiederanno il sequestro di 70 impianti

    Domani gli ispettori del ministero della Salute all’ospedale di Castellaneta e nella sede di Ossitalia *

    ROMA - Riguarda tutt’e otto le morti sospette avvenute nel reparto Utic dell’ospedale di Castellaneta, l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Taranto. Lo ha rivelato il procuratore Aldo Petrucci, confermando però che, per il momento, l’autopsia sarà compiuta solo sulle due ultime vittime. I cui corpi sono ancora nell’obitorio dell’ospedale.

    Sul merito, poi, il magistrato ha riferito che dai primi accertamenti sembrerebbe si tratti di "un errore macroscopico nella realizzazione dell’impianto". "Se le indagini lo dovessero confermare, come sembra dai primi accertamenti - ha aggiunto - sarebbe la prima volta, nella mia lunga esperienza in magistratura, che mi trovo di fronte ad un caso del genere". Il reato ipotizzato, ha confermato, è quello di omicidio colposo plurimo.

    Si allarga anche la verifica sul funzionamento degli impianti di distribuzione di gas medicali montati dall’azienda Ossitalia di Bitonto in altre strutture sanitarie. I Nas infatti chiederanno domani mattina al magistrato di Taranto il seguestro conservativo di settanta impianti dell’impresa pugliese. A renderlo noto è stato il comandate del corpo, il generale Saverio Cotticelli. Gli impianti una volta eseguito il provvedimento giudiziario verranno affidati alla custodia dei direttori sanitari che, in attesa della disposizione dei controlli, saranno tenuti a una immediata verifica degli impianti. I carabinieri del Nas svolgeranno accertamenti anche presso l’ospedale cardiologico Lancisi di Ancona dove in passato sono stati installati impianti di Ossitalia.

    Intanto per la commissione d’inchiesta istituita dalla Regione "lo scambio dei gas è quasi completamente certo." A dirlo nel primo pomeriggio di oggi in un incontro con la stampa è stato Tommaso Fiore, il coordinatore della commissione, dopo il sopralluogo svolto questa mattina nel reparto dell’ospedale. "Ovviamente la certezza - ha aggiunto Fiore -si può ottenere soltanto attraverso una indagine sull’impianto che non può essere fatta da noi. Qui l’impianto è sigillato e saranno i periti della procura della Repubblica a farla".

    Domani arriveranno all’ospedale di Castellaneta, e nella sede dell’azienda Ossitalia, gli ispettori del ministro della Salute Livia Turco. Sono esperti del dipartimento farmaci e dispositivi medici e con loro ci sarà un esperto dell’Istituto Superiore di Sanità, che si occuperà esclusivamente delle verifiche dell’impianto, e un cardiologo.

    Quanto ai prossimi passi del procuratore, "domani - ha detto Petrucci, che dirige l’inchiesta insieme col sostituto procuratore, Mario Barruffa - ci vedremo col medico legale Luigi Strada per fissare le autopsie, che penso saranno affidate e avverranno martedì". L’esame sarà esuguito su Pasquale Mazzone, di 82 anni (morto il 2 maggio), e Cosima Ancona, di 73, morta il 4 maggio.

    Prima di allora in quel reparto, inaugurato il 20 aprile scorso, sono morte in una decina di giorni (dal 20 al 30 aprile, appunto) altre sei persone, ma non si sa se a causa del protossido di azoto. Il 20 aprile sono morti in due: Vincenzo Tortorella, di 75 anni, e Antonio Naselli, di 76; il 24 aprile Leonardo Grieco, di 85 anni; il 25 aprile: Angelo Carmignano, di 67 anni, e Pasquale Caragnano, di 84; il 30 aprile Michelina Santoro, 80 anni.

    E sempre domani, ha rivelato ancora il procuratore, "i carabinieri dovrebbero consegnarci l’elenco delle persone potenzialmente destinatarie di un informazione di garanzia". "L’elenco - ha aggiunto - comprenderà diverse persone, perchè dobbiamo dare a tutti il diritto di esporre le loro ragioni".

    * la Repubblica, 6 maggio 2007

  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE
    31 ottobre 2006, di Federico la Sala

    LA COMMISSIONE SANITÀ DELLA CAMERA CONTRO L’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ONCOLOGIA MEDICA: FONTI LETTE SUPERFICIALMENTE

    «Una bufala la denuncia sui morti di malasanità»

    L’autore: confusi decessi e denunce, chiedo scusa ai colleghi

    di Grazia Longo (www.lastampa.it,31/10/2006)

    Che i disastri della malasanità siano una spina nel fianco, ce lo ricordava già quarant’anni fa la satira dell’indimenticabile dottor Tersilli interpretato da Alberto Sordi. Ma quei 90 morti al giorno per errori medici sbandierati una settimana fa dall’Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) sono suonati strani a più d’uno. Parlamentari compresi, che ieri hanno denunciato l’errore - pardon, lo strafalcione - commesso.

    «Sono numeri di fantasia, un artificio senza fondamento scientifico: un puro esercizio teorico su dati estrapolati da fonti lette superficialmente e diffusi con molta approssimazione» taglia corto Ignazio Marino (Ulivo), presidente della Commissione d’Igiene e Sanità del Senato. La giustificazione dell’Aiom non tarda ad arrivare ed è a dir poco disarmante. I numeri dei morti sono stati gonfiati per un errore di interpretazione: la quantità dei decessi è stata confusa con le denunce presentate. Un imbarazzatissimo Emilio Bajetta - presidente dell’Aiom - è costretto a confessare che sì «il pasticcio è legato all’erronea estrapolazione dei dati esaminati. Quando in ospedale c’è un sinistro mortale, i denunciati possono essere anche 7-8, anche di più, dal primario alla caposala, ed è stato invertito questo dato con quello dei decessi».

    Il professor Bajetta però non vuol sentir parlare di scivolone, di maldestro abbaglio. Preferisce definirlo «un’impropria valutazione di metodo», ma un attimo dopo però è pronto a chiedere scusa. Anzi, di più. «Perché le scuse da sole non bastano, occorre spiegare come siamo giunti a un incidente del genere. Domani (oggi per chi legge, ndr) riunirò la segreteria dell’Aiom e concorderemo un comunicato stampa per ribadire che ci dispiace per quanto è accaduto». Dopo la diffusione di cifre allarmanti sui decessi causati in Italia dagli sbagli dei camici bianchi, la Commissione del Senato ha chiesto all’Aiom spiegazioni e fonti da cui i dati sono stati presi. Il presidente Marino è irremovibile: «A fronte di dati privi di fondamento scientifico come questi, sono necessari una responsabilizzazione delle società scientifiche, che per essere credibili devono comunicare in modo serio; maggior controllo e vigilanza da parte degli Ordini professionali dei medici e anche dei giornalisti, e la creazione di una banca dati anche a disposizione di chi fa informazione».

    Si pensa perciò a un «provvedimento legislativo - spiega Marino - che faciliti la segnalazione spontanea degli errori in ogni dipartimento e direzione di un ospedale, garantendo la confidenzialità di questi dati, che non potranno essere usati in sede civile e penale». Il vicepresidente della Commissione, Cesare Cursi (Alleanza nazionale) rincara la dose: «È stata un’operazione commerciale. Magari serviva per stipulare qualche polizza assicurativa in più visto che tra le fonti utilizzate c’è un lavoro finanziato da un gruppo finanziario Zurich Consulting Risk Management, che appunto vende polizze assicurative». Per Enzo Ghigo, senatore di Forza Italia, «qualche procuratore dovrebbe interessarsene e aprire d’ufficio un’inchiesta. Il reato ipotizzabile è di procurato allarme». In ogni caso, secondo Cursi, «dati come questi, mandati in giro senza fondamento, colpiscono tanto quanto la malasanità». Per prevenire o ridurre gli errori in ospedale, «che nessuna nega», sono necessarie «linee guida nazionali, messe a punto dal ministero della Salute d’intesa con le Regioni, accompagnate da un programma di formazione di base e continua anche su questo tema». Il professor Emilio Bajetta incassa le critiche, ma replica che si «trattava, come tutti sanno, di elementi americani vecchi, noti dal 2002. La stima delle per errori, tra 14 mila e 50 mila l’anno, venne anche ripresa da Assinform e dall’Associazione degli Anestesisti e rianimatori ospedalieri. Ma nessuno ha scatenato tutto il polverone di oggi».

    Non sarebbe stato più saggio evitare di ripetere l’errore? «Certamente sì, ma io durante la conferenza stampa dello scorso 23 ottobre, sono stato prudente e cauto». Il comunicato però titolava a caratteri cubitali «90 morti al giorno». Bajetta non può negarlo, ma rimbalza l’errore all’ufficio stampa, «sarebbe stato sufficiente mettere il punto intrerrogativo alla fine di quel 90». E però non l’avete fatto. «Abbiamo sbagliato. Ribadisco che ne siamo dispiaciuti».

  • > ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE
    29 ottobre 2006, di Roberto
    Certo è un argomento troppo lungo e tortuoso da affrontare, ma il nocciolo principale di quest’ultimo è sicuramente la mancanza di personale non dovuto al fatto che non ce ne siano in giro da reperire ma al fatto che le aziende lo riducono all’osso per risparmiare, tra le altre cose anche pagandolo troppo poco.