MED SPORT 2006;59:225-36

P. DELISE, F. GIADA, A. BIFFI, S. PRIORI, A. RAVIELE, M. SANTINI

Aspetti clinici delle Aritmie
Le aritmie rappresentano un fenomeno
estremamente variegato il cui significato
clinico e prognostico, compresi i rischi legati
all’attività fisica, sono molto variabili da
soggetto a soggetto in rapporto prevalentemente
al tipo di aritmia e alla presenza o
assenza di cardiopatia. La particolare attenzione
verso le aritmie e l’esigenza di sviluppare
un capitolo a sé stante, nasce dal fatto
che lo sforzo fisico può essere causa di morte
aritmica 1.
Alcune aritmie cardiache possono essere
un fenomeno fisiologico o comunque innocente.
Altre, al contrario, possono essere spia
di una patologia cardiaca. La patologia cardiaca
può essere limitata al solo sistema eccito-
conduttivo per una anomalia congenita
(es. via anomala nella sindrome di Wolf-
Parkinson-White), o essere frutto di una
malattia coinvolgente anche il miocardio contrattile
(es. cardiomiopatia post-infartuale).
Infine, alcune aritmie possono verificarsi in
assenza di un substrato anatomico a causa
di una anomalia genetica dei canali ionici
(es. sindrome di Brugada).
Inquadramento clinico del soggetto aritmico
Nel soggetto aritmico va innanzitutto ricercata
la presenza di un’eventuale cardiopatia
sottostante 2-5. Nella valutazione clinica sono
basilari l’anamnesi, l’esame obiettivo e l’ECG
a 12 derivazioni.
Nella raccolta dei dati anamnestici è importante
valorizzare la presenza di familiarità
per morte improvvisa, la durata e le modalità
d’insorgenza dell’aritmia (nella fattispecie la
relazione con lo sforzo fisico), gli eventuali
sintomi associati (sincope, dispnea, angina)
e i possibili fattori scatenanti (abusi alcolici o
farmacologici, ipertiroidismo, eccetera).
Uno dei sintomi che deve essere attentamente
ricercato e valorizzato è la sincope.
La sincope può essere legata a riflessi neuromediati
o correlata ad aritmie. In questo
secondo caso può essere di natura benigna
(per esempio tachicardie parossistiche da
rientro nodale), oppure maligna (per esempio
tachicardia ventricolare/torsione di punta).
Una sincope che compare sotto sforzo
deve sempre far sospettare una causa aritmica
e non va mai sottovalutata.
L’esame obiettivo deve essere teso a rilevare
i segni (esempio soffi, ritmo di galoppo,
eccetera) indicativi di una sottostante cardiopatia.
L’ECG a 12 derivazioni è l’indagine strumentale
principale nella gestione dei pazienti
con aritmie. L’ECG, infatti, è in grado di
svelare o almeno di far sospettare molte cardiopatie:
patologie dei canali ionici geneticamente
determinate (sindrome del QT lungo,
sindrome del QT corto, sindrome di
Brugada, eccetera); anomalie congenite primitive
del sistema eccito-conduttivo (sindrome
di Wolff-Parkinson-White); patologie
genetiche del miocardio ventricolare (cardiomiopatia
ipertrofica, cardiomiopatia aritmogena
del ventricolo destro); cardiopatie
acquisite (infarto miocardico, eccetera). Il
solo ECG, inoltre, permette spesso di giun-
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 225
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
gere ad una diagnosi precisa del tipo di aritmia,
qualora venga eseguito nel corso della
stessa.
In base alle caratteristiche cliniche dell’aritmia
e dell’eventuale presenza o sospetto di
cardiopatia possono risultare utili ulteriori
accertamenti. L’ecocardiogramma è indicato
nel sospetto clinico od elettrocardiografico
di cardiopatia organica. Le tecniche di monitoraggio
ECG prolungato (quali l’Holter ed i
loop recorder esterni o impiantabili) possono
aiutare a documentare meglio il carico
aritmico del paziente e l’associazione sintomi-
disturbi del ritmo. Il test ergometrico può
essere utile nelle aritmie che compaiono sotto
sforzo, a patto che il rapporto causa-effetto
sia costante o frequente, come nella tachicardia
ventricolare polimorfa catecolaminergica,
nella quale l’aritmia viene spesso indotta
in modo riproducibile allo stesso carico
lavorativo. In altri casi, esso può documentare
la riduzione o la soppressione della aritmia
(come nel caso di blocco AV di II grado tipo
Luciani-Wenckebach o di extrasistolia ventricolare).
Infine, in alcune aritmie permanenti
quali la fibrillazione atriale, il test ergometrico
può essere utile per valutare la risposta in frequenza
durante sforzo.
Esami più specifici (come lo studio elettrofisiologico
transesofageo o intracavitario, la
coronarografia, la risonanza magnetica nucleare,
eccetera) vanno prescritti dallo specialista,
solo in casi selezionati.
Il rischio delle aritmie in rapporto all’esercizio
fisico
Lo sforzo fisico, mediante l’incremento dell’attività
simpatica, tende di regola a sopprimere
le bradicardie, mentre ha spesso un
effetto favorente nelle tachicardie, sia sopraventricolari
che ventricolari e riduce la soglia
della fibrillazione ventricolare. Infine, in condizioni
patologiche, lo sforzo può indurre
aritmie in modo indiretto attraverso meccanismi
quali l’ischemia, l’ostruzione al cono
di efflusso ventricolare, l’aumento del precarico
e/o del post-carico, eccetera.
In assenza di cardiopatia la maggioranza
delle aritmie è ben tollerata dal punto di vista
emodinamico ed una compromissione significativa
della funzione di pompa cardiaca si
verifica solo in caso di bradicardia estrema o
di tachicardia molto rapida. In presenza di
cardiopatia, invece, in misura ovviamente
correlata al tipo e al grado di cardiopatia,
molte aritmie possono compromettere la funzione
di pompa provocando sincope, scompenso
o crisi anginose.
Durante sforzo fisico alcune cardiopatie
risultano particolarmente vulnerabili allo sviluppo
di aritmie ventricolari maligne, quali la
fibrillazione ventricolare 1. Tra le cardiopatie
organiche quelle a maggior rischio sono la
cardiomiopatia ipertrofica, la cardiomiopatia
aritmogena del ventricolo destro, la cardiopatia
ischemica (comprese le anomalie coronariche
congenite) e la miocardite. A queste
vanno aggiunte alcune patologie dei canali
ionici, quali la sindrome del QT lungo (particolarmente
nelle varianti genetiche LQT1,
LQT2 e sindrome di Jervell e Lange Nielsen)
e la tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica).
In altre malattie dei canali ionici, quali la
sindrome del QT lungo con variante genetica
LQT3 e la sindrome di Brugada, l’arresto
cardiaco tende invece a verificarsi a riposo,
durante le fasi di prevalenza vagale.
Raccomandazioni generali
Nel fornire indicazioni sulla prescrizione
dell’esercizio fisico nel paziente aritmico vanno
considerati alcuni aspetti principali 1:
a) Molti sport anche ricreazionali comportano
un impegno cardiovascolare elevato,
improvvise stimolazioni simpatiche ed una
elevata competitività, tanto da poter essere
equiparati alle attività agonistiche. In queste
condizioni possono essere favorite varie aritmie,
sia benigne che maligne.
b) Alcune attività fisiche possono svolgersi
in condizioni ambientali sfavorevoli, tali
da determinare conseguenze emodinamiche
negative, disidratazione e squilibri elettrolitici.
Esempi di questo tipo sono le attività fisiche
eseguite ad alte e a basse temperature,
oppure quelle condotte in alta quota.
c) Alcune attività fisiche possono determinare
una forte risposta emotiva (per esempio
226 MEDICINA DELLO SPORT Giugno 2006
L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE DELISE
lo sci di discesa, l’alpinismo, eccetera) e vanno
pertanto evitate in tutte quelle condizioni
aritmogene favorite dall’aumento improvviso
delle catecolamine, quali la sindrome
del QT lungo.
d) Nelle aritmie e nelle sindromi potenzialmente
aritmogene associate a sincope o
presincope vanno sconsigliate le attività fisiche
nelle quali la perdita di coscienza può
causare morte traumatica o da annegamento.
In tali casi vanno proscritte le attività cosiddette
a “rischio intrinseco”, quali l’alpinismo,
il nuoto, le immersioni, eccetera.
Raccomandazioni nelle singole aritmie
Le raccomandazioni che seguono riguardano
le singole aritmie (Tabella I) e i suggerimenti
spesso vengono distinti in base alla
presenza o assenza di sintomi e di cardiopatia
1-5. È inteso che in presenza di cardiopatia
valgono le raccomandazioni espresse nei
capitoli specifici.
Bradicardie e disturbi di conduzione
BRADICARDIA SINUSALE
In assenza di malattia del nodo del seno
(cioè con normale incremento della frequenza
cardiaca durante sforzo fisico) e di sintomi
(presincopi e sincopi) non vi sono limitazioni.
In presenza di malattia del nodo del seno
e di sintomi vanno sconsigliate le attività fisiche
a rischio intrinseco e considerato l’impianto
di pacemaker. Inoltre, va considerato il
possibile effetto di accentuazione della bradicardia
delle attività fisiche di tipo aerobico.
BAV DI PRIMO GRADO CON QRS STRETTO
Un BAV di primo grado (P-R a riposo >0,20
secondi) che si normalizza in corso di iperpnea
e/o durante sforzo non comporta di
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 227
TABELLA IA. — Raccomandazioni per la prescrizione dell’esercizio fisico nelle singole aritmie.
Aritmia Valutazioni consigliate Situazioni cliniche Raccomandazioni Follow-up
Bradicardia sinusale
marcata (<40/min)
e/o pause >3 sec
BAV secondo grado
tipo 2 e BAV terzo
grado
Blocco di branca destra
e bifascicolare
Battiti prematuri sopraventricolari
frequenti
Battiti prematuri ventricolari
TE, Holter considerare
Eco
TE, Eco, Holter, considerare
SEE
TE, Holter, Eco
Holter, Eco considerare
TE
Holter, Eco, TE
a) Asintomatico, non
cardiopatico
b) Asintomatico dopo
disallenamento
c) Sintomatico
a) Asintomatico non
cardiopatico, BAV
nodale sporadico
b) Sintomatico, cardiopatico,
BAV sottonodale
persistente
a) Asintomatico non
cardiopatico
b) Sintomatico, cardiopatico
a) Asintomatico, non
cardiopatico
b) Cardiopatico
a) Asintomatico, non
cardiopatico
b) Cardiopatico, forme
ripetitive rapide/frequenti
a) Qualsiasi attività
b) Attività lievi-moderate,
no attività a
rischio intrinseco
c) Pacemaker
a) Qualsiasi attività
b) Pacemaker
a) Qualsiasi attività
b) Attività live-moderate
non a rischio
intrinseco
a) Qualsiasi attività
b) Qualsiasi attività
a) Qualsiasi attività, se
forme ripetitive decisione
individuale
b) Attività lievi-moderate
non a rischio
intrinseco
a) Annuale o biennale
b) Individuale
c) Individuale
a) Annuale
b) Annuale
a) Annuale
b) Annuale
a) Individuale
b) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
Eco=ecocardiogramma; TE=test ergometrico; SETE=studio elettrofisiologico transesofageo; SEE=studio elettrofisiologico endocavitario.
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
228 MEDICINA DELLO SPORT Giugno 2006
TABELLA IB. — Raccomandazioni per la prescrizione dell’esercizio fisico nelle singole aritmie.
Aritmia Valutazioni consigliate Situazioni cliniche Raccomandazioni Follow-up
Fibrillazione e flutter
atriale parossistici o
persistenti
Fibrillazione e flutter
atriale permanenti
Tachicardie sopraventricolari
in assenza di
pre-eccitazione
Holter, Eco, TE
Holter, Eco, TE
Eco, Holter, TE (considerare
SETE o SEE)
a) Asintomatico, non
cardiopatico, FC non
elevata sotto sforzo
b) Sintomatico cardiopatico
c) Soggetti in terapia
anticoagulante
a) Non cardiopatico,
asintomatico, FC non
elevata sotto sforzo
b) Sintomatico e cardiopatico
c) Soggetti in terapia
anticoagulante
a) Forme sporadiche di
breve durata non
correlate a sforzo, in
assenza di sincopi e
di cardiopatia
b) Tutti gli altri casi
a) Qualsiasi attività
b) Attività lievi, non a
rischio intrinseco
c) Evitare attività a rischio
traumatico
a) Attività lievi moderate
b) Attività lievi, non a
rischio intrinseco
c) Evitare attività a rischio
traumatico,
considerare ablazione
in particolare nel
flutter
a) Qualsiasi attività escluse
quelle a rischio
intrinseco, considerare
ablazione
b) Attività lievi, considerare
ablazione
a) Individuale
b) Individuale
c) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
c) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
Eco=ecocardiogramma; TE=test ergometrico; FC=frequenza cardiaca; SEE=studio elettrofisiologico endocavitario.
per sé limitazioni. In caso contrario, e nel
caso di sintomi, è opportuno approfondire le
indagini eseguendo un test di Holter per
escludere fenomeni di BAV di secondo e terzo
grado. Va considerato il possibile effetto di
accentuazione del ritardo di conduzione
nodale delle attività fisiche di tipo aerobico.
BAV DI SECONDO GRADO TIPO LUCIANI-WENCKEBACH
E BAV 2:1 CON QRS STRETTO
Tali disturbi di conduzione nodale si osservano
talora in soggetti ben allenati praticanti
sport aerobici ed hanno un significato benigno.
In tali casi, comunque, è consigliabile
fare un test da sforzo e un test di Holter. Se
lo stesso fenomeno si osserva in soggetti non
allenati va esclusa una causa organica.
In assenza di sintomi e di cardiopatia, se
durante sforzo la conduzione atrio-ventricolare
si normalizza e non si osservano pause
molto prolungate all’Holter non vi sono limitazioni.
In caso contrario vanno sconsigliate
le attività a rischio intrinseco e quelle aerobiche
ad elevata intensità e considerato l’impianto
di pace-maker.
BAV AVANZATO E TOTALE
Tali disturbi di conduzione rendono necessarie
indagini approfondite. Le forme sporadiche
e correlate a ipertono vagale possono
essere compatibili con qualsiasi attività, con
le limitazioni elencate per il blocco AV di
secondo grado. Le forme persistenti, invece,
richiedono in genere una correzione con elettrostimolazione
cardiaca permanente (vedi
pacemaker).
BLOCCO DI BRANCA DESTRA
È un rilievo di per sé benigno, specie nelle
forme minori (“blocco incompleto” o “lieve
ritardo ventricolare destro” con QRS <0.12
secondi) e come tale non deve porre alcuna
limitazione. Va comunque posta attenzione
nel distinguere un lieve ritardo destro da
quelle anomalie della parte terminale del
QRS che si osservano nella sindrome di
Brugada e, talora, nella cardiomiopatia aritmogena
del ventricolo destro 6.
Nel blocco di branca destra avanzato
(QRS>0.12”) va esclusa una cardiopatia orgaL’ESERCIZIO
FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE DELISE
nica. In assenza di cardiopatia non vi sono
limitazioni.
BLOCCHI BIFASCICOLARI
Il blocco di branca destra con emiblocco
anteriore sinistro o emiblocco posteriore sinistro
ed il blocco di branca sinistra sono rilievi
molto rari nel soggetto sano. Possono essere
provocati da una varietà di cardiopatie
organiche (per esempio la cardiopatia ipertensiva)
o da una malattia primitiva del sistema
di conduzione su base genetica (morbo
di Lenegre). I rischi legati ad un blocco bifascicolare
sono essenzialmente quelli conseguenti
alla sottostante cardiopatia ed alla possibilità
di sviluppo di un BAV avanzato o totale
(permanente o parossistico) durante sforzo.
In questi casi è opportuno perciò eseguire
anche un test da sforzo. In assenza di
cardiopatia, di sintomi e di BAV avanzato o
totale durante sforzo non vi sono limitazioni,
eccetto per le attività a rischio intrinseco.
BAV DI PRIMO GRADO ASSOCIATO A BLOCCO DI
BRANCA SINISTRA, A BLOCCO DI BRANCA DESTRA
O A BLOCCO BIFASCICOLARE
Il BAV di primo grado associato a blocchi
fascicolari è generalmente a sede nodale.
Valgono pertanto anche in questo caso le
raccomandazioni fatte per i blocchi bifascicolari.
Tachicardie
BATTITI PREMATURI SOPRAVENTRICOLARI
I battiti prematuri sopraventricolari non
determinano limitazioni.
FIBRILLAZIONE E FLUTTER ATRIALE PAROSSISTICI E
PERSISTENTI
Sono aritmie che spesso si osservano in
assenza di cardiopatia severa e in soggetti di
età adulta-avanzata. Generalmente sono ben
tollerate dal punto di vista emodinamico e
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 229
TABELLA IC. — Raccomandazioni per la prescrizione dell’esercizio fisico nelle singole aritmie.
Aritmia Valutazioni consigliate Situazioni cliniche Raccomandazioni Follow-up
Sindrome di WPW
Tachicardie ventricolari
non sostenute
Tachicardie ventricolari
sostenute
Eco, TE, Holter (considerare
SETE o SEE)
Eco, Holter, TE, considerare
coronarografia
Eco, Holter, TE, considerare
coronarografia
a) Asintomatico, non
cardiopatico
b) Sintomatico per tachicardia
reciprocanti
c) Sintomatico per fibrillazione
atriale
a) Non storia familiare
di morte improvvisa,
asintomatico, non
cardiopatico, forme
tipo tratto d’efflusso
o fascicolare
b) Sintomatico, cardiopatico
a) Non storia familiare
di morte improvvisa,
asintomatico, non
cardiopatico, forme
tipo d’efflusso o fascicolare
b) Sintomatico, cardiopatico
a) Attività ad impegno
lieve; per attività ad
impegno moderatoelevato
SEE o SETE
b) SETE/SEE: se a rischio
nessuna attività
o ablazione
c) Nessuna attività, proporre
ablazione
a) Attività fisiche lievimoderate;
considerare
ablazione
b) Attività lievi
a) Attività lievi-moderate;
considerare
ablazione
b) Attività lievi; considerare
ICD
a) Annuale
b) Individuale
c) Individuale
a) Annuale
b) Individuale
a) Annuale
b) Individuale
Eco=ecocardiogramma; TE=test ergometrico; SETE=studio elettrofisiologico transesofageo; SEE=studio elettrofisiologico endocavitario.
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
compaiono a riposo, anche se in rari casi
possono essere indotte dallo sforzo fisico.
La fibrillazione atriale abitualmente non
comporta una frequenza ventricolare molto
elevata. Tuttavia, la risposta ventricolare può
essere accentuata dallo sforzo. Il flutter atriale,
invece, se si realizza una conduzione atrioventricolare
1:1, può comportare frequenze
ventricolari elevate, specie sotto sforzo.
In assenza di cardiopatia, di sintomi maggiori,
di frequenze ventricolari elevate e di un
rapporto causa-effetto con l’attività fisica non
esistono particolari limitazioni. In caso contrario,
a seconda dei casi, sono sconsigliate le
attività fisiche ad intensità elevata o moderata.
Inoltre, vanno sconsigliate le attività a
rischio intrinseco in caso di sincopi o presincopi
e quelle a rischio traumatico nei soggetti
in terapia anticoagulante orale.
FIBRILLAZIONE E FLUTTER ATRIALE PERMANENTI
Generalmente esse si associano a cardiopatia
organica e necessitano di terapia anticoagulante
orale. In entrambe le aritmie la
frequenza cardiaca a riposo e sotto sforzo è
molto variabile da caso a caso. Prima di prescrivere
l’attività fisica, quindi, è necessario
valutare la presenza di cardiopatia e la risposta
in frequenza con un test da sforzo e/o
con un Holter.
In assenza di cardiopatia, di sintomi maggiori
e di frequenze ventricolari elevate durante
sforzo, non vi sono particolari limitazioni.
Nei pazienti in terapia anticoagulante vanno
sconsigliate le attività a rischio traumatico,
mentre in quelli con frequenze elevate durante
sforzo anche dopo l’impiego di farmaci va
sconsigliata, a seconda dei casi, l’attività fisica
ad intensità elevata o moderata. Nei cardiopatici
la prescrizione dell’esercizio fisico è
condizionata, inoltre, dal tipo di cardiopatia
sottostante.
TACHICARDIA PAROSSISTICA SOPRAVENTRICOLARE IN
ASSENZA DI PREECCITAZIONE MANIFESTA
Le tachicardie parossistiche sopraventricolari
sono favorite dallo sforzo fisico, anche
se la loro insorgenza non è sempre correlata
ad esso 10.
La tendenza alla recidiva di queste forme
è molto variabile: alcuni pazienti hanno crisi
molto sporadiche (annuali o anche meno),
mentre altri hanno crisi molto frequenti.
Anche la durata delle crisi è molto variabile,
da pochi secondi a varie ore, richiedendo in
alcuni casi l’interruzione con atto medico.
Le tachicardie parossistiche, nella maggioranza
dei casi, si verificano in assenza di cardiopatia.
Ciononostante, molte volte sono
mal tollerate, specie a riposo, a causa dei
riflessi neuromediati associati che possono
provocare ipotensione, con presincope o sincope.
In assenza di cardiopatia, di un rapporto
causa-effetto con lo sforzo, di sintomi maggiori
e di elevata tendenza alle recidive non
vi sono limitazioni particolari fatta eccezione
per le attività fisiche a rischio intrinseco. Nel
caso di cardiopatia si dovrà tenere conto delle
relative raccomandazioni.
WOLFF-PARKINSON-WHITE (WPW)
Il WPW può complicarsi con vari tipi di
aritmia: la tachicardia da rientro atrioventricolare
ortodromica; la rara tachicardia da
rientro atrioventricolare antidromica; la fibrillazione
atriale, che può essere in parte o
totalmente preeccitata. Quest’ultima condiziona
in modo determinante la prognosi, dato
il pericolo di degenerazione in fibrillazione
ventricolare. Lo sforzo fisico può facilitare
tutte le sopraelencate aritmie e, nel caso della
fibrillazione atriale, può favorire frequenze
ventricolari pericolose. I sintomi, anche i
più gravi, possono iniziare a qualunque età,
anche se l’esordio avviene generalmente tra
i 12 e i 30 anni. Un soggetto asintomatico,
specie se giovane, non ha pertanto alcuna
garanzia di rimanere tale né di essere esente
da rischi. I bambini asintomatici di età inferiore
a 12 anni senza cardiopatia sottostante,
hanno un rischio di fibrillazione atriale e/o di
morte improvvisa molto basso.
Nel WPW il rischio aritmico può essere
valutato con lo studio elettrofisiologico transesofageo
o endocavitario 11. Con tali esami
vengono considerati criteri di rischio l’induzione
di fibrillazione atriale preeccitata con RR
minimo <250 msec di base e <210 msec
durante sforzo e l’inducibilità a riposo di
230 MEDICINA DELLO SPORT Giugno 2006
L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE DELISE
tachicardia da rientro. Nei soggetti asintomatici
le attività fisiche ad intensità elevata o
moderata vanno consigliate solo dopo uno
studio elettrofisiologico negativo. Nei soggetti
asintomatici con parametri elettrofisiologici
a rischio e nei soggetti sintomatici vanno
sconsigliate le attività ad intensità elevata,
moderata o a rischio intrinseco.
Particolare cautela va posta in presenza di
cardiopatia.
PRE-ECCITAZIONE VENTRICOLARE DA FIBRE TIPO
MAHAIM
È una rara anomalia determinata dalla presenza
congenita di una via anomala lenta
con caratteristiche decrementali. Molti casi
vengono scambiati per portatori di preeccitazione
ventricolare da fascio di Kent (WPW)
e correttamente diagnosticati solo durante
studio elettrofisiologico. Il Mahaim di regola
si osserva in cuore sano ed ha una prognosi
eccellente. Nei soggetti asintomatici non vi
sono limitazioni. Nei sintomatici valgono le
raccomandazioni fatte per le tachicardie
parossistiche sopraventricolari in assenza di
WPW.
BATTITI PREMATURI VENTRICOLARI
Durante sforzo i battiti prematuri ventricolari
hanno un comportamento variabile,
potendo rimanere invariati, accentuarsi o al
contrario scomparire. Nel caso di forme frequenti,
specie se accentuate dallo sforzo 7, si
raccomanda un approfondito inquadramento
clinico. Inoltre, è consigliabile eseguire un
test da sforzo e un Holter per valutare il burden
aritmico durante attività fisica.
In assenza di cardiopatia e di sintomi maggiori
non vi sono motivi per porre limitazioni
8, 9. Nel caso di forme ripetitive (coppie), in
particolare se indotte o favorite dallo sforzo,
si raccomanda prudenza sconsigliando le attività
fisiche a rischio intrinseco. In presenza di
cardiopatia si rimanda ai capitoli specifici.
TACHICARDIA VENTRICOLARE NON SOSTENUTA
(TVNS)
Si definisce tale una tachicardia ventricolare
di 3 o più battiti, con durata inferiore a 30
secondi e non associata a deterioramento
emodinamico. La TVNS è un’aritmia rara nel
soggetto sano e richiede, pertanto, una valutazione
approfondita per escludere la presenza
di una cardiopatia.
In assenza di cardiopatia, la TVNS può
essere un fenomeno sporadico, generalmente
di significato prognostico benigno, oppure
ricorrente. In questo secondo caso la TVNS
spesso è una manifestazione delle tachicardie
ventricolari benigne (vedi oltre).
In assenza di storia familiare di morte
improvvisa, di patologie aritmogene geneticamente
determinate, di cardiopatia, di sintomi
correlabili ad aritmie ed in assenza di
fenomeni ripetitivi ad alta frequenza non vi
sono limitazioni particolari. Negli altri casi si
raccomanda prudenza. Infatti, bisogna ricordare
che la TVNS può essere un indicatore di
rischio di morte improvvisa in varie situazioni
e in particolare: nella cardiopatia ischemica
postinfartuale con funzione di pompa
depressa, nella tachicardia ventricolare polimorfa
catecolaminergica, nella malattia aritmogena
del ventricolo destro, nella cardiomiopatia
ipertrofica (in giovane età) 12.
TACHICARDIA VENTRICOLARE LENTA O RITMO IDIOVENTRICOLARE
ACCELERATO (RIA)
Il RIA per definizione ha una frequenza
inferiore ai 100 battiti per minuto. Il RIA, specie
se correlato con periodi di bradicardia
sinusale, ha generalmente un significato benigno
e come tale non pone limitazioni alla
attività fisica.
TACHICARDIE VENTRICOLARI BENIGNE
Le tachicardie ventricolari benigne comprendono
la tachicardia ventricolare fascicolare
e la tachicardia automatica del tratto di
efflusso del ventricolo destro (RVOT) e sinistro
(LVOT). Tali tachicardie si caratterizzano
per l’assenza di cardiopatia e per la buona tolleranza
emodinamica, che ai fini prognostici
le assimilano alle tachicardie sopraventricolari.
La tachicardia fascicolare è parossistica e si
manifesta solitamente con QRS tipo blocco di
branca destra più deviazione assiale sinistra.
La RVOT e la LVOT sono legate ad un
focus automatico sensibile alle catecolami-
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 231
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
ne, tendono a essere iterative e si presentano
con una morfologia del QRS tipo blocco
di branca sinistra con deviazione assiale
destra. Data la loro natura automatica, spesso
si osservano nell’ECG coppie, e periodi
di tachicardia ventricolare non sostenuta. La
ripetitività è favorita dallo sforzo e alcuni soggetti
addirittura hanno una precisa soglia alla
quale l’aritmia diviene sostenuta.
In assenza di cardiopatia e di sintomi, per
la tachicardia fascicolare valgono le raccomandazioni
fatte per le tachicardie parossistiche
sopraventricolari.
Per la RVOT e la LVOT, in cui esiste un
rapporto preciso causa-effetto tra sforzo e
aritmia, è ragionevole sconsigliare attività fisiche
ad intensità moderata ed elevata.
TACHICARDIE VENTRICOLARI MALIGNE
Si definiscono tali la tachicardia ventricolare
sostenuta (cioè con durata superiore a 30
secondi e/o con deterioramento emodinamico),
la tachicardia ventricolare polimorfa,
la torsione di punta e la fibrillazione ventricolare.
In genere, tali aritmie si osservano in presenza
di cardiopatia organica o di patologie
aritmogene geneticamente determinate e vengono
trattate attualmente con l’impianto di
defibrillatore automatico (ICD), a meno che
esse non siano espressione di un fenomeno
acuto e transitorio (per esempio l’infarto miocardio
acuto, l’embolia polmonare, eccetera).
Nelle forme legate a fenomeni transitori il
comportamento è quello suggerito nelle singole
patologie. Negli altri casi, prima di prescrivere
qualsiasi tipo di esercizio fisico deve essere
garantita una protezione antiritmica adeguata
mediante l’impianto di un ICD (vedi oltre).
Malattie genetiche
potenzialmente aritmogene
Le malattie genetiche potenzialmente aritmogene
costituiscono un gruppo di patologie
cardiache accomunate da un lato dalla
causa genetica e dall’altro dall’avere nell’aritmogenicità,
a volte maligna e causa potenziale
di morte improvvisa, la loro manifestazione
clinica più rilevante. Esse sono la cardiomiopatia
ipertrofica, la malattia aritmogena
del ventricolo destro, la sindrome del QT
lungo, la sindrome del QT corto, la sindrome
di Brugada e la tachicardia ventricolare polimorfa
catecolaminergica.
Tutte queste forme possono dare in modo
inatteso sincope aritmica e/o morte improvvisa
durante sforzo, eccetto la sindrome di
Brugada in cui la morte improvvisa di regola
avviene a riposo. Ne deriva che in tutte
queste cardiopatie, anche in assenza di sintomi
e/o di aritmie maggiori, è raccomandata
estrema prudenza e vanno consigliate solo
attività fisiche a basso impegno cardiovascolare
ed evitate le attività a rischio intrinseco.
Fa eccezione appunto la sindrome di
Brugada, nella quale può essere concessa
una maggiore libertà.
Nella Tabella II sono elencate le principali
raccomandazioni per la prescrizione dell’esercizio
fisico. Nelle singole patologie vanno
ricordate alcune osservazioni particolari.
Sindrome del QT lungo
Il rischio di morte improvvisa è correlato
con la variante genetica, con la durata del
QT, con la coesistenza di sordità e con alcune
situazioni particolari come il post-partum,
eccetera. Va ricordato che, oltre alle abituali
condizioni di incremento del tono adrenergico,
improvvisi stimoli auditivi (per esempio
lo sparo dello starter) possono scatenare aritmie
maligne (specie nella LQT2). Va pertanto
consigliata prudenza prescrivendo attività
fisiche a bassa intensità, non competitive e
svolte in terapia con betabloccanti 12.
Sindrome del QT corto
È una patologia ad alto rischio aritmico di
recente individuazione 14. Pur mancando dati
dettagliati sull’effetto dell’attività fisica è consigliabile
estrema prudenza.
Sindrome di Brugada
Può essere causa di aritmie maligne che
in genere avvengono a riposo 15. Non è noto
l’effetto del training fisico, con il relativo
impatto sul bilancio simpato-vagale, nei confronti
della sua aritmogenicità.
232 MEDICINA DELLO SPORT Giugno 2006
L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE DELISE
Nei soggetti sintomatici è opportuno prescrivere
l’esercizio fisico solo dopo impianto
di ICD. Negli asintomatici è bene evitare attività
ad elevata intensità a favore di quelle ad
intensità bassa o moderata.
Cardiomiopatia aritmogena del ventricolo
destro
Il rischio di morte improvvisa è correlato
con la storia anamnestica di morte improvvisa
familiare, con la gravità anatomica della
malattia e con la gravità delle aritmie. Va
ricordato che una attività fisica intensa e abituale
di tipo aerobico, creando un remodelling
del ventricolo destro, può accelerare il
decorso della malattia e avere un effetto proaritmico
13.
Tachicardia ventricolare catecolaminergica
In questa patologia l’attività fisica è da limitare
in modo assoluto in quanto rappresenta
il principale fattore scatenante le aritmie
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 233
TABELLA IIA. — Raccomandazioni per la prescrizione dell’esercizio fisico nelle malattie genetiche potenzialmente
aritmogene.
Aritmia Valutazioni consigliate Situazioni cliniche Raccomandazioni Follow-up
Sindrome del QT lungo
(QTc>450 maschi
e >470 msec femmine)
Sindrome del QT corto
(QTc<320)
Sindrome di Brugada
Cardiomiopatia aritmogena
del ventricolo
destro
Tachicardia ventricolare
catecolaminergica
Cardiomiopatia ipertrofica
Holter, Eco, TE
Holter, Eco, TE
Holter, Eco, TE, considerare
SEE
Holter, Eco, TE
Holter, Eco, TE
Holter, Eco, TE
a) Asintomatico, portatore
del difetto genotico
con fenotipo
negativo
b) Sintomatico
a) Asintomatico, non
storia familiare di
morte improvvisa
b) Storia familiare di
morte improvvisa,
sintomatico
a) Asintomatico a basso
rischio
b) Asintomatico ad alto
rischio
c) Sintomatico
a) Asintomatico senza
aritmie
b) Asintomatico con
aritmie non ripetitive
c) Sintomatico
In tutti i casi
a) Asintomatici a basso
rischio
b) Sintomatici e/o alto
rischio, considerare
ICD
a) Attività lievi; evitare
sforzi improvvisi ed
attività a rischio intrinseco.
Considerare
ICD per i soggetti
ad alto rischio
(QTc>600 msec, ecccetera)
b) Nessuna attività più
che lieve. Considerare
ICD
a) Attività lievi. Considerare
ICD nei portatori
del difetto genetico
e nel fenotipo
positivo
b) Nessuna attività. Considerare
ICD
a) Attività lievi-moderate
b) Considerare ICD, attività
a bassa intensità
c) Considerare ICD
a) Attività lievi-moderate
b) Attività lievi-moderate,
evitare attività
aerobiche
c) Consideare ICD
Attività lievi
Considerare ICD
a) Attività lievi
b) Attività lievi. Considerare
ICD
a) Individuale
b) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
c) Individuale
a) Individuale
b) Individuale
c) Individuale
Individuale
a) Individuale
b) Individuale
Eco=ecocardiogramma; TE=test ergometrico; SETE=studio elettrofisiologico transesofageo; SEE=studio elettrofisiologico endocavitario.
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
maligne. L’assunzione di terapia betabloccante
è comunque imperativa. Può essere
prescritta solo attività fisica a bassa intensità.
Cardiomiopatia ipertrofica
Il rischio di morte improvvisa è correlato
con una serie di fattori maggiori (storia familiare
di morte improvvisa, pregressa tachicardia
ventricolare/fibrillazione ventricolare,
sincope inspiegata, TVNS nel giovane, spessore
del setto interventricolare superiore a
30 mm) e minori (fibrillazione atriale, eccetera)
1, 12.
Nei soggetti con ostruzione del tratto di
efflusso vanno escluse le attività fisiche di
potenza, come il sollevamento pesi, in
quanto tendono a provocare manovre di
Valsalva con possibili effetti emodinamici
negativi.
Attività fisica e terapia antiaritmica
Pazienti in trattamento farmacologico
Molti soggetti con aritmie vengono sottoposti
a trattamento farmacologico antiaritmico.
Per le singole categorie di farmaci vanno
ricordate le possibili interazioni con l’esercizio
fisico.
a) Antiaritmici della classe IA (chinidina,
ajmalina, disopiramide). Eccetto la chinidina,
tendono a deprimere la funzione di pompa
nel paziente cardiopatico. Inoltre, la chinidina
e la disopiramide possono provocare
allungamento dell’intervallo QT e torsione
di punta, mentre l’ajmalina, in presenza di
blocchi di branca e/o fascicolari, può provocare
BAV sottohisiano.
b) Antiaritmici della classe IC (flecainide,
propafenone). Tendono a deprimere la funzione
di pompa, essenzialmente nel cardiopatico,
mentre nel non cardiopatico sono
ben tollerati. Possono provocare BAV sottohisiano
in presenza di blocchi di branca
e/o fascicolari e sincronizzare una fibrillazione
atriale in flutter atriale.
c) Antiaritmici della classe II (betabloccanti).
Nei pazienti in ritmo sinusale riducono
la portata cardiaca da sforzo, sia per
depressione dell’inotropismo che, soprattutto,
per riduzione della risposta cronotropa. Ne
deriva che con il loro impiego va prevista
una riduzione della performance fisica. Nei
pazienti in fibrillazione atriale possono aiutare
a contrastare una eccessiva risposta cronotropa
allo sforzo. L’effetto individuale va valutato
con un test da sforzo.
d) Antiaritmici della classe III (amiodarone,
sotalolo). L’amiodarone non ha effetti
negativi sulla funzione di pompa e di rado
proaritmici (bradicardia sinusale, QT lungo).
Il sotalolo ha gli effetti propri dei betabloccanti
e può eterminare allungamento del QT.
e) Antiaritmici della classe IV (calcioantagonisti:
verapamil, diltiazem). Hanno scarsi
effetti sulla performance. Possono dare bradicardia
sia durante ritmo sinusale che in corso
di fibrillazione atriale.Nei pazienti in fibrillazione
atriale possono aiutare a contrastare
una eccessiva risposta cronotropa allo sforzo.
L’effetto va valutato individualmente con un
test da sforzo.
f) Digitale. Nei pazienti in fibrillazione atriale
può contribuire a ridurre una eccessiva risposta
cronotropa allo sforzo. L’effetto va valutato
individualmente con un test da sforzo.
Pazienti sottoposti ad ablazione transcatetere
L’ablazione transcatetere è una procedura
oramai ampiamente impiegata per la terapia
di molte tachicardie, con percentuali di successo
elevate e rare complicanze.
L’ablazione crea una o più lesioni coagulative
del miocardio che tendono a cicatrizzare
in pochi giorni. Non vi sono elementi per
attribuire all’ ablazione effetti aritmogeni. La
recidiva dell’aritmia trattata è possibile se la
lesione non è stata sufficiente e l’efficacia
solo transitoria, ma ciò in genere avviene nel
giro di ore o pochi giorni. Dopo un intervento
di ablazione efficace, il soggetto può
svolgere attività fisiche compatibili con il suo
stato di salute in tempi relativamente brevi
(entro un mese) se non avvengono recidive
sintomatiche o elettrocardiografiche (per
esempio ricomparsa dell’onda delta nel
WPW). Lo studio elettrofisiologico di controllo
può essere consigliato nei casi in cui vi
234 MEDICINA DELLO SPORT Giugno 2006
L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE DELISE
siano dubbi sull’efficacia dell’intervento. Negli
altri casi, invece, non è necessario.
In alcune particolari situazioni vanno considerati
i seguenti problemi:
a) Nei pazienti sottoposti ad ablazione per
fibrillazione atriale (isolamento delle vene
polmonari, eccetera) spesso avvengo recidive
precoci anche asintomatiche. Questi
pazienti, inoltre, devono continuare per tempi
prolungati la terapia anticoagulante. Ne
deriva la necessità di un periodo di osservazione
adeguato prima di prescrivere qualsivoglia
esercizio fisico.
b) I pazienti sottoposti ad ablazione per
flutter atriale possono avere recidive di fibrillazione
atriale, anche asintomatica, che vanno
accertate.
c) I pazienti possono avere complicanze
procedurali (per esempio blocco atrio-ventricolare
non intenzionale) che vanno monitorate
nel tempo.
d) Nei pazienti sottoposti ad ablazione della
giunzione AV e ad impianto di pacemaker
per fibrillazione atriale refrattaria vanno tenute
presenti le raccomandazioni relative ai portatori
di pacemaker (vedi oltre).
Pazienti portatori di pacemaker
I pazienti portatori di pacemaker possono
essere affetti o meno da patologie strutturali
cardiache. Da ciò dipende il tipo di attività
fisica che può essere consigliata (vedi capitoli
specifici). Il portatore di pacemaker, inoltre,
può presentare varie aritmie (es. fibrillazione
atriale) che condizionano a loro volta
il giudizio. Il pacemaker di per sé comporta
alcuni problemi specifici 2-5:
a) Nei primi 6 mesi dopo l’impianto
dovrebbero essere evitati esercizi impegnativi
e movimenti estremi con l’arto ipsilaterale,
al fine di evitare dislocazioni dei cateteri.
b) Vanno evitate le attività fisiche di contatto,
quelle ad alto rischio intrinseco e quelle
che si praticano in ambienti ad alta pressione
(per esempio le attività subacquee) che
possono danneggiare lo stimolatore e/o gli
elettrocateteri. Tali precauzioni valgono in
modo particolare per i pazienti pace-makerdipendenti.
c) Va valutato se durante sforzo avviene
un corretto adeguamento della frequenza cardiaca,
il quale può essere condizionato dalla
patologia di base (per esempio malattia del
nodo del seno e blocco atrioventricolare),
dalla dipendenza dal pacemaker e dal tipo
di stimolatore impiantato. A tale riguardo,
ricordiamo che un adeguamento in frequenza
durante sforzo è reso possibile nelle modalità
di stimolazione VVI-R, DDD-R e DDD, se
l’impianto è legato a BAV totale. Al contrario,
l’adeguamento in frequenza non è possibile
se la stimolazione avviene in modo VVI,
se il paziente è pacemaker dipendente e in
modo DDD, se l’impianto è motivato da
malattia del nodo del seno. Per una precisa
valutazione di questo aspetto può essere utilizzato
un test da sforzo e/o un test di Holter.
d) Va ricordato che la stimolazione ventricolare
destra classica può peggiorare la funzione
di pompa e accentuare una insufficienza
mitralica.
Pazienti portatori di defibrillatore impiantabile
(ICD)
Il portatore di ICD può avere un cuore strutturalmente
normale (per esempio nella sindrome
del QT lungo) o essere affetto da patologie
organiche che non compromettono in
modo significativo la funzione di pompa (per
esempio cardiomiopatia aritmogena del ventricolo
destro o cardiomiopatia ipertrofica). A
molti pazienti, specie se giovani, non dovrebbe
essere pertanto preclusa una vita fisicamente
attiva solo perché portatori di ICD.
Inoltre, anche i pazienti con cardiopatia strutturale
severa, che rappresentano la maggior
parte dei portatori di ICD, possono trarre giovamento
dall’esercizio fisico 2-5. Vanno tenute
presenti le seguenti raccomandazioni 16:
a) Nei primi 6 mesi dopo l’impianto
dovrebbero essere evitati esercizi impegnativi
e movimenti estremi con l’arto ipsilaterale,
al fine di evitare dislocazioni dei cateteri.
b) Vanno evitate le attività fisiche di contatto,
quelle ad alto rischio intrinseco e quelle
che si praticano in ambienti ad alta pressione
(per esempio le attività subacquee) che
possono danneggiare il defibrillatore e/o gli
elettrocateteri.
Vol. 59, N. 2 MEDICINA DELLO SPORT 235
DELISE L’ESERCIZIO FISICO NEL PAZIENTE CON ARITMIE
c) I pazienti portatori di ICD in prevenzione
secondaria (quelli cioè che hanno già
avuto tachicardie ventricolari o fibrillazione
ventricolare) dovrebbero aspettare almeno
sei mesi dall’ultimo intervento appropriato
dell’ICD, prima di dedicarsi a qualsiasi attività
fisica impegnativa.
d) Va ricordato che una tachicardia sinusale,
come quella associata a sforzo fisico, può
provocare una scarica inappropriata dell’ICD.
Il dispositivo infatti può interpretare la tachicardia
sinusale, se essa supera il limite massimo
di frequenza programmato, come una
tachicardia ventricolare. Per ovviare a questo
inconveniente è bene che l’ICD sia bicamerale
(che meglio distingue le due situazioni), che
siano attivi gli algoritmi di discriminazione,
che il limite massimo di frequenza programmato
sia elevato (possibilmente superiore alla
frequenza cardiaca massimale del paziente) e
che vengano eventualmente impiegati farmaci
betabloccanti. Il paziente va informato del
problema, in modo da controllare attentamente
la frequenza cardiaca durante sforzo.
e) Nei soggetti che vengono avviati a un
programma di training è consigliabile valutare
la risposta della frequenza cardiaca all’esercizio
con un test ergometrico. Comunque,
poiché non sempre il comportamento della
frequenza cardiaca in laboratorio coincide con
quanto avviene nella pratica abituale, può
essere utile eseguire anche un test di Holter
comprendente una seduta di allenamento.
f) È bene evitare attività fisiche ad intensità
elevata, in quanto favorendo le aritmie possono
indurre l’intervento dell’ICD. A tale proposito,
particolare attenzione va posta nei
pazienti che hanno avuto l’impianto in prevenzione
secondaria e in quelli con aritmie
ventricolari correlate allo sforzo.
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